mercoledì 10 novembre 2010

San Martino il santo dei cornuti e degli ubriachi

San Martino è La Festa dell'inverno per i giovani salentini quella che, appena ci si trasferisce fuori per studiare, si importa ed ecco un fiorire di cene di San Martino a Milano, Roma e ovviamete nelle goderecce e molto frequentate città emiliane...
Partendo dal presupposto che a San Martino ogni mosto è vino, i nostri nonni si incontravano la sera dell'11 novembre per assaggiare il vino nuovo e per mangiare un po' di cose che da noi non erano poi così diffuse ma anche per iniziare ad assaggiare i nuovi frutti.
Il menù base prevedeva, Le Rape Caule Nfucata (cime di rapa affogate) Turcinielli (involtini di interiora di agnello) Fungi a ciuttegga (funghi di macchia preparati con i pomodori e le cipolle) Carna di agnello e di maiale alla brace. Poi finocchi, sedani e noci e le clementine.  Per dare un tocco di esoticità alla cosa si aggiungevano, non in ogni casa solo in quelle più benestanti, le caldarroste. Il tutto innaffiato dal vino nuovo ma anche e soprattutto da quello vecchio.
Domani sera questo sarà il menù di casa mia accompagnato dal vino della Cantina Petrelli di Carmiano (oramai una tradizione).
Il mio compito sarà quello di preparare i Funghi e le Rape mentre mio marito si occuperà dell'arrosto.
Pulisco e lavo i funghi (lo so che non si fa ma avete provato a mangiare i funghi di macchia senza averli lavati?) Li faccio cuocere per un po' a fuoco lento con olio e aglio fino a quando non si consuma quasi tutta l'acqua. In una padella a parte faccio soffriggere a fuoco vivace uno spunzale con l'olio e i pomodori alla corda (va bene un qualsiasi altro pomodoro che non sia molto acquoso) quando sono cotti li aggiungo ai funghi li salo e ci metto un peperoncino piccante (o anche meno a secondo di quanto amate il piccante) una spolverata di prezzemolo e il piatto è pronto. Se non ho i funghi di macchia li sostituisco con i Cardoncelli.
Le Rape Caule nfucate sono Il Piatto salentino ogni famiglia ha la sua ricetta questa è quella della mia famiglia. Si puliscono le cime di rapa (almeno 5 kg per 8 persone) togliendo le foglie più esterne e rovinate, i fiorellini gialli e si lavano accuratamente. Finita questa operazione si mettono in una padella piuttosto capiente senza scolarle molto si e si lasciano cucinare a pentola chiusa e calore moderato con poco sale. A metà cottura si elimina quell'acqua e si sostituisce con un bicchiere di brodo vegetale caldo (ma anche acqua calda e mezzo dado) 4 o  5 cucchiai di olio e una foglia di alloro, si finisce di cucinare. Ottime per accompagnare la carne alla brace.
Buon San Martino.

7 commenti:

  1. Non festeggio più San Martino da quando ero bambina...lo mangiavate "u sangunazzu?2

    RispondiElimina
  2. no, ma vedi come nello stesso territorio si differenziano le tradizioni?
    domani potresti comprare una bottiglia di novello, cucinare le rape (ci sono anche quelle congelate) un po' di carne e le castagne e introduci i tuoi figlioli ad una tradizione dei loro nonni.

    RispondiElimina
  3. rape e castagne già ce l'ho. Anche il vino in verità. Forse invito mia sorella.
    Buon san martino! :-)

    RispondiElimina
  4. Monica ma le Pittole??? Non le fai???
    Io le adoro troppissimo!

    RispondiElimina
  5. @ bismama: si dice pittule,e sono fastidiose da fare...però hai ragione sul fatto che sono squisite :-)
    mi hai fatto venir voglia...ma tu come le conosci?

    RispondiElimina
  6. le chiamano anche pettole... io pittule.
    noi le facciamo per l'Immacolata, seguirà post.

    RispondiElimina